Le collezioni Etrusche
La vita e la morte degli Etruschi: ceramiche, bronzi e il volto di Varia Armasti
La Saletta 8 è dedicata alle produzioni etrusche in ceramica e bronzo, realizzate tra il IX e il III secolo a.C. Tra i reperti più antichi si trovano ceramiche d’impasto dell’area etrusco-laziale (IX-VII secolo a.C.), modellate a mano con argilla poco raffinata e cotte in un ambiente con poco ossigeno (detto ambiente riducente). Queste ceramiche comprendono scodelle, tazze, olle e anforette, alcune decorate con motivi geometrici incisi o a rilievo.
Al centro della vetrina è esposta la parte superiore (piatto) di una coppa falisca, proveniente dall’Etruria meridionale e datata alla metà del VII secolo a.C., decorata internamente con incisioni di animali fantastici derivanti dalla tradizione orientalizzante, una corrente stilistica fortemente influenzata da temi decorativi provenienti dal Mediterraneo orientale.
Un’importante sezione riguarda il bucchero, un tipo di ceramica etrusca nera, lucida e leggera, ottenuta con una tecnica particolare di cottura. Sono presenti sia esempi di bucchero sottile (seconda metà VII – inizi VI secolo a.C.), con pareti sottili e vernice lucida, sia di bucchero pesante (fine VII – fine VI secolo a.C.), più robusto e decorato con rilievi. Tra le forme principali ci sono coppe, kantharoi (calici a doppio manico ispirati alla analoga forma della ceramica greca), brocche e calici.
Tra i reperti più recenti ci sono materiali di area alto-adriatica (fine V – III secolo a.C.), comprendenti vasellame nero o figurato. Questi oggetti, provenienti dalla necropoli di Spina, presso Comacchio, sono stati destinati al museo a seguito di un sequestro, operato dalle forze dell’ordine, di reperti provenienti da scavi clandestini negli anni Cinquanta del Novecento. Dalla stessa area arrivano due candelabri bronzei di produzione nord-etrusca (V-IV secolo a.C.). Entrambi hanno basi a tripode con zampe leonine mentre il più completo dei due presenta una statuetta di discobolo a tutto tondo sulla sommità.
Sempre in bronzo, sono esposti due specchi incisi di provenienza sconosciuta (IV-III secolo a.C.): uno raffigura una figura alata, forse una delle Lase (divinità etrusche), mentre l’altro mostra due figure affrontate, probabilmente i Dioscuri.
Sulla parete destra si trovano due urne funerarie (II-I secolo a.C.), destinate appunto a contenere le ceneri dei defunti. La più grande, in tufo, mostra una scena di commiato scolpita sulla cassa; la più piccola, in terracotta decorata a stampo con la Porta degli Inferi, conserva tracce di pittura e porta inciso il nome della defunta: Varia Armasti. Entrambe hanno coperchi che raffigurano la defunta come figura femminile distesa, con un mantello che incornicia il volto, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Osservando il volto di Varia Armasti si avrà quindi l’impressione che sia una persona in atteggiamento sereno e meditativo.
MUSEO DI SCIENZE ARCHEOLOGICHE E D'ARTE
Palazzo Liviano – Dipartimento dei Beni Culturali
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