Le collezioni Greche e Magnogreche
Ad ogni forma la sua funzione
Due sale delle collezioni archeologiche espongono reperti di produzione greca e magnogreca, in prevalenza vasi, databili dal VIII secolo a.C. fino all’età ellenistica.
Le forme ceramiche si differenziano tra loro in base alle specifiche funzioni. Nell’antica Grecia, la maggior parte dei vasi era prodotta per l’uso quotidiano e, nonostante il grande numero di esemplari rinvenuti nel bacino del Mediterraneo, le forme ceramiche sono relativamente poche e standardizzate.
Nelle sale potrete dunque vedere una selezione di queste forme. Alcune erano tipicamente usate per bere: lo skýphos simile ad una tazza (numeri 12,15,28 e 30) e le kýlikes, coppe aperte e molto ampie usate durante i banchetti. Al n. 32 vedrete un’altra forma legata all’acqua, come si può capire anche dal nome, l’hydrìa. Questa specifica tipologia era funzionale sia a trasportare che a versare il liquido, utilizzando rispettivamente le due anse parallele oppure quella verticale.
Probabilmente per contenere l’olio veniva invece utilizzata la pelike, una variante dell’anfora. Ne sono un esempio la n.1, sulla quale è rappresentata la scena di una ragazza che gioca a palla e segue il dio Eros, e la n. 5 con un’iconografia tipica dello scambio di doni tra fidanzati.
Infine, sono presenti contenitori di minori dimensioni che venivano di solito utilizzati per contenere unguenti o profumi: l’aryballos, l’alabastron dalla forma allungata e affusolata e la lekythos, il contenitore per eccellenza di profumi, legato alla sfera femminile, ma anche a quella funeraria.
Nelle sale potrete trovare anche esempi di crateri, i grandi vasi in cui si mescolava il vino. Questa particolare forma era legata al rito del simposio, un momento cruciale per la società greca in cui venivano consolidati i legami politici e sociali tra le élite.
Per conoscere meglio queste collezioni potete prenotare la visita guidata “Storie di ceramiche: le collezioni di vasi greci” qui
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