Le collezioni Egizie

Suoni, credenze e vita quotidiana dell’antico Egitto

Entrando nella sezione archeologica le prime sale che vi accoglieranno saranno quelle dedicate alle collezioni egizie.

Nella prima di queste sale potrete trovare collane e ornamenti, ma anche delicati papiri, tutti provenienti dalla campagna di scavo di Carlo Anti nella città di Tebtynis.

Un reperto eccezionale è il flauto di Pan, simbolo del museo e protagonista del suo logo, conosciuto anche come syrinx: si tratta di un antico strumento musicale a fiato di tradizione greca. Fu realizzato con canne palustri tra VI e VIII secolo d.C. e, nonostante la fragilità dei materiali, questo strumento si è mantenuto in condizioni eccezionali. Grazie ad analisi dettagliate è stato possibile ricostruire virtualmente il suono dello strumento che potrete dunque ascoltare nell’apposita postazione multimediale.

Nella sala 2 sono conservati reperti che spaziano dal Medio Regno (fine III millennio a.C. –  XVII sec. a.C.), all’epoca tolemaica (fine IV – I sec a.C.), all’età romana imperiale e fino a quella tardo romana e copta (VI sec. d.C.). Tra i reperti di epoca tolemaica noterete un frammento di stele funeraria dalla città egizia di Akhmìm e una statuetta in granito rosa raffigurante un faraone. Molti altri oggetti sono legati al culto di Iside e Osiride, una tradizione votiva che rimase in auge fino all’età ellenistica e romana.

Tra i manufatti più rappresentati nella collezione egizia del Museo vi sono senz’altro gli ushàbti, piccole statuette funerarie destinate a lavorare simbolicamente al posto dei loro proprietari nell’Aldilà, garantendo una vita ultraterrena senza fatiche. Un esemplare particolarmente suggestivo (E33), databile tra il 1070 e il 945 a.C. e parte della collezione Neumann, ritrae un uomo con un volto ovale e grandi occhi neri. I suoi dettagli, come la parrucca striata tripartita e il nastro sulla fronte, sono finemente decorati in nero. Nelle mani stringe due marre, strumenti agricoli, che lo connotano come contadino. Dunque, questo particolare ushabti doveva occuparsi di coltivare la terra al posto del defunto nell’Aldilà. Infine, due colonne di geroglifici chiariscono a chi apparteneva l’oggetto e quindi chi fosse il defunto: “L’Osiri, il profeta di Ammone Harkhebis”.

MUSEO DI SCIENZE ARCHEOLOGICHE E D'ARTE

Palazzo Liviano – Dipartimento dei Beni Culturali
piazza Capitaniato, 7 – 35139 Padova
Tel.: +39 049 8274611
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